Soffri di epicondilite o gomito del tennista? Hai provato mille cure e rimedi, ma il dolore non passa?
Leggi l’articolo e scopri ciò che difficilmente trovi in internet: strategie scientifiche di cura ed esercizi mirati, che ho testato come osteopata e fisioterapista specializzato in cura e prevenzione del dolore.
L’epicondilite o gomito del tennista, è la causa più frequente di dolore al gomito e compare dopo sovraccarichi, movimenti ripetuti e vibrazioni.
Generalmente è curata con ghiaccio, manipolazioni, esercizi terapeutici, anti-infiammatori, infiltrazioni e interventi chirurgici.
Ti proporranno tutti il modo infallibile per curarla, ma tu sai quali terapie sono davvero efficaci?
5 consigli efficaci e testati per prevenire e curare l’epicondilite
Epicondilite
E’ la definizione esatta?
L’epicondilite è anche chiamata gomito del tennista, anche se solo il 5% dei tennisti ha dolore al gomito!
Infatti molte persone sviluppano più frequentemente un dolore laterale del gomito conducendo una vita sedentaria e lavorando in ufficio, spostando mouse e pigiando tasti, piuttosto che giocando a tennis.
L’inattività, la ripetitività dei movimenti e posture prolungate aumentano il rischio di accusare questo disturbo.
Spesso ci si accorge solo dopo un lungo periodo, i sintomi possono presentarsi in modo altalenante sovrapponendosi a picchi di lavoro o di stress.
Perché le terapie classiche sono inefficaci?
Gomito del tennista o da computer che sia, l’epicondilite viene curata generalmente con ghiaccio, manipolazioni, esercizi terapeutici, anti-infiammatori, infiltrazioni e interventi chirurgici. Peccato che nessuno dirà mai chiaramente questa frase:
Il più delle volte le terapie classiche non funzionano perché:
1
applicate parzialmente o non correttamente
2
consigliate dal medico di medicina generale, che però non è uno specialista nel trattamento dei disturbi muscolo-scheletrici
3
consigliate dall’ortopedico, che come chirurgo ha opzioni terapeutiche ridotte per questo disturbo
4
scelte dal paziente in modo autonomo tra mille dubbi e paure.
Questi “però” vanificano regolarmente i risultati delle terapie trasformandole in meri tentativi.
Si aggiunga il fatto che l’epicondilite è trattata prevalentemente come una patologia dovuta all’infiammazione di un tendine, nonostante la maggior parte degli studi abbia dimostrato non ci sia reale infiammazione.
Sarebbe infatti corretto parlare di epicondilite quando il dolore è comparso da poco tempo.
Questa è una delle spiegazioni per cui i farmaci anti-infiammatori per la cura dell’epicondilite mancano di benefici rilevanti. La soluzione non è solo “sfiammare”!
La scelta dell’applicazione del ghiaccio o del calore riflette lo stesso dilemma diagnostico. Infiammazione sì o infiammazione no?
Questo dubbio lascia perplessi professionisti e pazienti, che si chiedono:
–Ma per ridurre l’infiammazione meglio il caldo o il freddo?–
oppure
–Posso continuare ad allenarmi o rischio di peggiorare?-
LEGGI anche: Per il dolore è meglio il caldo o il freddo?
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Alcune terapie danno risultati soddisfacenti nella cura dell’epicondilite quando inserite all’interno di un approccio olistico, come quello del fisioterapista o dell’osteopata.
Peccato che il paziente, abituato a seguire passivamente i consigli altrui, arrivi difficilmente a individuare i pochi trattamenti efficaci.
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Sintomi e diagnosi
Il dolore all’epicondilo: il solo dato inconfutabile?
Tra le imprecisioni linguistiche e la mancanza di logica nell’applicazione delle terapie, l’unica certezza è un dolore al al lato esterno del gomito importante e acuto.
Inizialmente il dolore è scatenato dai muscoli estensori dell’avambraccio che si inseriscono nella zona dell’epicondilo vicino all’articolazione del gomito. Per toccarli basta piegare il braccio a 90° e ruotare il palmo verso il basso.
Quando sovraccaricati e sollecitati da movimenti ripetuti, questi muscoli si infiammano e per il fenomeno della sensibilizzazione periferica viene coinvolta una zona più estesa di gomito e avambraccio.
Si possono sentire sensazioni di formicolio scosse e dolore irradiato fino al polso e alle dita.
Le attività ripetitive svolte con le braccia provocano episodi di dolore da epicondilite più frequenti in:
- persone che usano spesso il computer; sollevano pesi senza essere abituate oppure ripetutamente; fanno sforzi in prono-supinazione (avvitando o svitando barattoli, viti o cucendo) o usano utensili vibranti come trapani, martelli pneumatici e frese;
- tennisti, nuotatori o atleti che lanciano pesi con le braccia;
- artigiani che utilizzano soprattutto un braccio: elettricisti, carpentieri, giardinieri o sarti sono gli esempi più comuni.
Rivolgiti al medico e al fisioterapista per identificare l’origine del dolore ed escludere che derivi da disturbi di origine cervicale, artrosi, osteocondrite, borsiti, traumi, fibromialgia, tunnel carpale o patologie più rare..
Considera inoltre che ogni dolore ha dei risvolti emotivi o risente del tuo livello di stress aumentando la tua percezione del dolore.
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Diagnosticare l’epicondilite in autonomia
Il dolore al gomito non ha bisogno di spiegazioni particolari se usi molto il computer o giochi a tennis più di tre volte a settimana 😉
Un ottimo test artigianale ma affidabile, per verificare se il tuo dolore al gomito è dovuto a epicondilite consiste nel prendere una racchetta da tennis e colpire forte una pallina. Ti fa male? Hai il gomito del tennista 🙂
Un test clinico (meno affidabile della versione artigianale) consiste nel porre in tensione il tendine: porta il braccio davanti a te, blocca il polso in flessione con la mano e spingi verso l’alto il dorso della mano bloccata.
La cosa più facile è mettersi davanti al muro, appoggiare il dorso della mano alla parete e spingere con il polso di questa mano contro il muro (come se dovessi portare il dorso della mano verso il soffitto). Ti fa male? Probabilmente è gomito del tennista.
Fatto l’autotest consiglio di rivolgerti a:
- medico, il professionista cui spetta diagnosticare l’epicondilite
- fisioterapista che esclude fattori di rischio lavorativi, sportivi e velocizza il percorso di recupero.
5 consigli efficaci e testati per prevenire e curare l’epicondilite
Epicondilite sintomi cura ed esercizi mirati. Questo il titolo dell’articolo: compreso come si manifestano i sintomi, segui questi 5 consigli per prendere confidenza col tuo dolore per capire cosa fare e come comportarti.
Si tratta di una accurata sintesi degli approcci più efficaci proposti dai migliori terapisti del mondo e per questo condivisi dalla comunità scientifica.
Da anni sono testati nel mio studio di fisioterapista e osteopata specializzato in cura e prevenzione di dolore e stress.
Può esserti utile conoscere il mio parere
o avere la mia supervisione?
1. Come valutare da soli il dolore
Il dolore dell’epicondilite compare toccando la parte esterna del gomito e spesso si irradia lungo l’avambraccio. A volte risulta difficoltoso maneggiare oggetti. Il polso e la spalla risultano deboli.
Inizialmente il dolore compare qualche ora dopo uno sforzo. Per poi apparire durante un’attività o alla fine, fino a impedire l’attività stessa.
La guarigione è spontanea tra le 2 settimane e i 2 anni. Dipende da quando inizi a ridurre lo stimolo doloroso, da come applichi le terapie ed effettui il rinforzo muscolare successivamente.
Come accade per il tunnel carpale, la maggior parte delle persone impara a convivere con il dolore e persiste nelle proprie abitudini solo perché ignora l’esistenza di trattamenti benefici.
2. Come ridurre il dolore
L’intervento più urgente è ridurre il dolore. Dunque evita di:
Nel contempo concediti del tempo per rinforzare e rendere più flessibili altre parti del corpo come il tratto cervicale, le spalle e i polsi.
Muoviti, concediti momenti di riposo al braccio. Considera che i sitomi si riducono in modo spontaneo per cui sospendi solo se il dolore non è tollerabile.
3. Come curare l’epicondilite
L’epicondilite si cura principalmente con:
Trattamenti conservativi
L’obiettivo iniziale dei trattamenti conservativi è bloccare il dolore e controllare l’infiammazione. Ne esistono centinaia e purtroppo nessuno con risultati sicuri: ridurre il dolore non è l’obiettivo principale della cura.
Oltre a gestire il riposo e ridurre o sospendere alcune attività, le opzioni conservative prevedono:
- ghiaccio 3 volte al giorno per 15 minuti (proteggendo la pelle con un panno)
- tutore specifico per ridurre la sollecitazione dei muscoli coinvolti
- iniezioni anestetiche/antinfiammatorie (riducono il dolore in 2-3 settimane)
- iniezioni di cortisone: non più di due tentativi, seguiti da massimo 2 settimane di riposo e un programma di esercizio fisioterapico, fondamentale per ripristinare la normalità.
I più recenti studi però mostrano che le iniezioni di cortisone sarebbero la peggior pratica da adottare in casi di epicondilite.
Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico dell’epicondilite si effettua quando il conservativo fallisce per oltre 6 mesi consecutivi.
Anche in questo caso, recenti e autorevoli studi sconsigliano la chirurgia del gomito per risolvere l’epicondilite in quanto costosa e inefficace.
Trattamento fisioterapico
Uno dei migliori modi per curare l’epicondilite è la fisioterapia perché riduce il dolore, migliora la funzionalità e riduce le recidive. I possibili interventi che possono proporti sono:
- educazione e gestione del dolore durante le attività dolorose
- terapia manuale e manipolazioni
- esercizi terapeutici, rinforzo muscolare
- allungamento e aumento della percezione di flessibilità
- ultrasuoni, onde d’urto, laser, Tecar, TENS
- tutori, taping.
Trattamento osteopatico
Il trattamento osteopatico porta evidenti vantaggi in caso di epicondilite in termini di riduzione del dolore e recupero.
L’osteopata, grazie alla peculiare e fine manualità, esegue manipolazioni terapeutiche efficaci (che stimolano una buona circolazione e il sano funzionamento del sistema nervoso) dopo aver identificato la causa primaria del dolore al gomito e valutato i possibili distretti che possono scatenarlo.
Rimane chiaro che il trattamento osteopatico è molto più complesso di quanto descritto e che ogni caso è a sé. Comunque sia, il successo terapeutico, come spiegato per il metodo Osteoclinic, dipende sì dalla fine manualità osteopatica, ma anche dalla presenza di un’attività fisica mirata.
4. Esercizi epicondilite: i più adatti
Per risolvere l’epicondilite in autonomia consiglio alcuni esercizi isometrici ed eccentrici – che troverai nella guida e nei tutorial che sto preparando. Iscriviti per riceverla gratis.
Nel frattempo prendi spunto dagli esercizi che vedi in figura o segui le mie indicazioni con Flexbar®.
Paura di sbagliare nel fare gli esercizi?
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Esercizi con Flexbar®
Flexbar® è un attrezzo di facile utilizzo e di provata efficacia: chi lo utilizza quadruplica la possibilità di avere più forza e meno dolore rispetto a chi non esegue questi esercizi.
Flexbar® è l’unico prodotto sperimentato in modo scientifico che ha mostrato reali e misurati risultati.
Per eseguire l’esercizio impugna Flexbar® con la mano dal lato indolenzito (destra nella modello in figura) e fai una completa estensione del polso (come per accelerare con la moto).
- afferra l’altro estremo della barra con l’altra mano;
- come in figura (mano sinistra) metti in torsione FlexBar® portando in flessione il polso (movimento opposto rispetto a quello dell’accelerare con la moto);
- ORA: lentamente accompagna in flessione il polso dal lato doloroso (destro in questo caso) contrastando il ritorno elastico di FlexBar e senza piegare troppo i gomiti
- rilascia la torsione con il polso sinistro e ripeti
Indicativamente fai 3 ripetizioni da 15 esercizi impiegando 4 secondi per completare una ripetizione e riposando 30 secondi tra una serie e l’altra. Aumenta progressivamente la densità di Flexbar® man mano percepisci il miglioramento.
Continua fino alla completa risoluzione dei sintomi (potrebbero essere necessarie 7 settimane per 10 sessioni di esercizi circa, a condizione che il dolore non duri più tempo).
LEGGI anche: Come fare gli esercizi senza aver paura di sbagliare
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5. Cosa funziona e cosa no per l’epicondilite
Le onde d’urto per l’epicondilite: servono?
Le onde d’urto extra corporee sono spesso suggerite come terapia risolutiva per l’epicondilite. La verità è che sono dispositivi ipertecnologici e molto costosi.
Le onde d’urto velocizzano il riassorbimento di eventuali calcificazioni, che sono però raramente presenti in un quadro di tendinopatia come l’epicondilite.
9 studi di elevata evidenza scientifica testimoniano che le onde d’urto extra corporee (radiali o focali) hanno poco o nessun beneficio nel trattamento dell’epicondilite.
Serve il ghiaccio?
Mettere il ghiaccio ha senso se:
- il gomito fa male da poco
- il trauma è appena avvenuto
- una situazione cronica peggiora improvvisamente.
Per il resto il ghiaccio non porta particolari benefici, perché non c’è una vera infiammazione.
Con il freddo stai meglio? Perfetto! Ricordati di avvolgere il ghiaccio o il gel freddo in un panno prima di appoggiarlo sulla pelle.
I massaggi fanno bene?
La migliore tecnica si chiama frizione o massaggio trasverso profondo.
Effettuato dal fisioterapista, il massaggio consiste nello sfregare il pollice trasversalmente alle fibre del tendine/muscolo coinvolto per un paio di minuti incrementando progressivamente intensità e frequenza. Può essere che un bravo fisioterapista ti spieghi come farlo da solo senza fare danni.
Devo farmi operare se ho l’epicondilite?
La chirurgia per il trattamento del dolore persistente alla parte laterale del gomito (in particolare) non garantisce risultati certi.
Può sembrare un’ardita provocazione, ma possiamo dire che un intervento chirurgico fatto per risolvere un dolore persistente della porzione laterale del gomito non ha efficacia maggiore di qualsiasi altro trattamento che un paziente percepisce come incredibilmente efficace.
Servono creme e cerotti anti-infiammatori?
Le pomate da banco servono per curare temporaneamente e in autonomia dolori articolari e muscolari. Ha senso provare nella cura di una vera epicondilite nei primi 7 giorni.
Alcuni miei pazienti trovano efficace spalmare pomate a base di diclofenac e ibuprofene creme naturali a base di arnica o cerotti antinfiammatori, soprattutto in caso di dolore notturno.
Nella mia esperienza lavorativa l’effetto è transitorio e trascurabile, ma l’intervento attiva un primo passo importante verso la guarigione: quello di prendersi cura di sé.
Serve il tutore?
Con l’epicondilite puoi continuare a fare sport o svolgere le tue attività in presenza di un dolore accettabile utilizzando un tutore posizionato appena al di sotto della zona dolente. È un aiuto a fronte di una spesa limitata. Se cerchi un tutore con un buon rapporto qualità/prezzo questa è la soluzione:
Ricorda:
- vanifichi l’utilità del tutore se stringi eccessivamente il braccialetto: inizialmente potresti stare bene, ma stringendo troppo ostacoli leggermente la circolazione locale aumentando l’infiammazione appena lo togli
- il tutore non serve a guarire: ti aiuta a svolgere attività che ti piacciono durante la fase di dolore e infiammazione acuta sollecitando meno le strutture coinvolte.
In sintesi
L’epicondilite è la causa più frequente di dolore al gomito. La maggior parte delle persone impara a conviverci ignorando l’esistenza di trattamenti benefici o per abitudine.
Per curare l’epicondilite è necessario scegliere terapisti che affrontino le patologie con un approccio olistico, come il fisioterapista o l’osteopata, e che consiglino terapie effettivamente utili in quanto frutto di evidenze scientifiche oltre che di riscontri professionali.
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