Dolore cronico, psicologia e riabilitazione sono intimamente legati: il dolore ĆØ un fenomeno naturale eĀ complesso. La riabilitazione agisce sia a livello fisico, sia a livello psicolgico e consente di modificare comportamenti poco sani. Scopri come potenziare la cura del dolore cronico.
All'interno del post ti parlerò di
Dolore cronico: unāesperienza soggettiva
Potrei scrivere un libro con i racconti dei miei pazienti che soffrono di dolore cronico.Ā Sono racconti pieni di particolari preziosi, che rievocano ricordi seppelliti da tempo e offuscati da routine e abitudini quotidiane.
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Rimango sempre rapito dalla narrazione di quelleĀ esperienze e immagini colorate:Ā diventa un importante momento in cui i pazienti danno senso alle proprie percezioni ed emozioni.
Una rappresentazione molto diversa dall’immagine di quella “brutta artrosi” o “brutta ernia” sottolineata dal medico sulla radiografia o risonanza che mi appoggiano sulla scrivania appena entrano nello studio.
L’essere umano ĆØ infatti molto piĆ¹Ā di un insieme di cellule, muscoli, ossa e nervi indagati da questi potenti esami diagnostici strumentali.
Tecnologie e neuroscienze permettono di studiare patologie e capire come nasce la sensazione del dolore, ma il vissuto di un uomo o una donna rimane insondabile attraverso di esse.
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Dolore cronico psicologia e riabilitazione rafforzano in questa occasione il proprio legame.
Accedere all’esperienza personale del dolore diventa di capitale importanza sia per il paziente sia per il terapista quandoĀ i sintomi persistono in assenza di relazioni con le immagini e i referti degli esami.
Dal punto di vista professionale non posso che confermare. La mia valutazione del dolore e della progressione dei miglioramenti risulta essere piĆ¹ affidabile attraverso le parole dei clienti.Ā
Scale di misurazione
Quanto fa male?
Come ho detto il dolore ĆØ un dato soggettivo. Eppure molti colleghi preferiscono avere un riscontro oggettivo all’inizio e alla fine di un trattamento.
Frequentemente vengono usate la Numerical Rating ScaleĀ – NRS o laĀ Scala Visuo Analogica –Ā VAS.
Nel primo caso il paziente segna lungo una linea di 10cm quale sia il livello di dolore percepito da un minimo di 0 a un massimo di 10.
Nel secondo caso il paziente deve indicare sulla medesima linea il suo livello di dolore osservando perĆ² le faccine con espressioni piĆ¹ o meno tristi che la descrivono.
Altri colleghi somministrano dei questionari come OMPQ per valutare anche aspetti del dolore muscolo scheletrico diversi dall’intensitĆ percepita.
Personalmente ho sempre dubitato dell’utilitĆ di questi metodi nella pratica clinica, ma approfondirĆ² in un altro momento questo argomento.
Le criticitĆ di questi sistemi di misurazione risiedono proprio nella complessitĆ del fenomeno che intendono misurare.
Limiti della misurazione
ComplessitĆ
Il dolore ĆØ unāesperienza complessa che coinvolge lāintera esistenza di un individuo, in ogni dimensione della sua vita. Una sola scala di misurazione fornisce con difficoltĆ una misurazione adeguata a ponderare questa complessitĆ .
VariabilitĆ nel tempo
Il dolore ĆØ un fenomeno estremamente mutevole per cui la misurazione non ĆØ molto ripetibile e precisa.
Influenza dei fattori contestuali
La percezione e la memoria del doloreĀ ĆØ influenzata da fattori come l’ambiente che ci circonda, le relazioni sociali con le persone che frequentiamo e la cultura in cui viviamo. Pazienti, terapisti e ricercatori tendono a sottovalutarli proprio perchĆ© focalizzati sulla dimensione fisica del dolore.
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La scomparsa del dolore non ĆØ indice di successo terapeuticoĀ
Associato al dolore ci sono altre dimensioni da valutare come la disabilitĆ o la riduzione dell’autonomia nello svolgere determinate attivitĆ quotidiane.
Il dolore ĆØ strettamente legato alla disabilitĆ , ma anche qui dolore cronico psicologia e riabilitazione sono ancora a stretto contatto. DiventaĀ assai piĆ¹ rilevante la preoccupazione di non poter lavorare o svolgere un’attivitĆ che peggiora la qualitĆ della vita del dolore in sĆØ.
DisponibilitĆ a prendere in considerazione gli aspetti psicologici e comportamentali del dolore
Il dolore ĆØ un evento del tutto naturale che fa parte della nostra vita e consente di adattarci all’ambiente che ci circonda. Non tutte le persone, perĆ², sono sempre pronte ad accettare che il dolore non sia causato da una lesione anatomica.
Qualcuno dĆ piĆ¹ importanza a questo aspetto semplicemente perchĆ© ĆØ il piĆ¹ facile da affrontare e non mette in discussione abitudini, scelte e stili di vita talvolta completamente inconsapevoli, ma piĆ¹ difficili e lunghi da risolvere.
Dolore cronico e emozioni
Per spiegare in modo concreto cosa intendo conĀ “il dolore ĆØ variabile nel tempo” parlo delĀ nostro umore: durante la giornata si alternano momenti di gioia con altri di ansia, rabbia e tristezza.
Possiamo essere tristi e poi felici.Possiamo stare male e poi meglio. Il dolore non ĆØ una condizione irreversibile.
Non tutte le persone hanno perĆ² le risorse per comprenderlo o un’intelligenza emotiva tale da razionalizzarlo attraverso una semplice chiacchierata con un fisioterapista. Eppure le emozioni condizionano in ogni momento la comprensione del dolore e la percezione dell’utilitĆ di una terapia.
Ad esempio una persona affranta e preoccupata puĆ² vedere ridotte le proprie aspettative di guarigioneĀ per un momentaneo momento di tristezza, non vedendo i miglioramenti aspettati oppure dopo precedenti esperienze negative.
In entrambe i casiĀ le emozioni del paziente, se non regolate, avranno un ruolo chiave nel successo della terapia e della riabilitazione.
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Cosa le persone capiscono di malattie e cure?
Il modello del senso comune e dellāautoregolazione di LeventhalĀ spiega in modo schematico come le persone immaginano e percepiscano il proprio dolore e la malattia.
Le persone identificano 5 componenti principali in una malattia:
- il nome,
- la causa,
- la durata,
- le conseguenze
- la possibilitĆ di guarire o controllare i sintomi.
Le persone raccolgono informazioni per decidere come reagire, le confrontano con precedenti esperienze: se le informazioni e le decisioni non cambiano, non cambieranno neppure i risultati.
Questo significa che stimolandoĀ ragionamenti differenti e modificando le aspettative si agisce direttamente sul risultato finale.
In concreto questo approccio ha avuto buoni risultati nel trattamento del mal di schiena riducendo ad esempio nei soggetti studiati la paura di eseguire movimenti dolorosi o pericolosi.
PerchƩ mi fa ancora male?
Questa ĆØ una delle domande che i pazienti mi rivolgono piĆ¹ frequentemente, aspettandosi da me una risposta naturalmente chiara, precisa e univoca.
Le emozioni, il temperamento e le convinzioni sono fattori che rendono unica e personale lāesperienza di dolore. Ecco perchĆ© ognuno vive la stessa causa di dolore in modo differente. La stessa relazione terapeutica tra paziente e terapista e le sensazioni che si provano durante un trattamento fanno parte della stessa esperienza.
Il dolore ĆØ come lāindicatore della benzina
Qualcuno guida tranquillamente con la spia del carburante accesa perchĆ© sa quanti chilometri farĆ in riserva. Altri invece entrano in ansia prima che lāindicatore si accenda eĀ corrono in cerca del distributore.
La veritĆ ĆØ che tutto dipende dalla situazione. Qualcuno degli āansiosiā magari ricorda beneĀ la volta in cui rimase a piedi in attesa di aiuto o camminĆ² per km con la tanica in mano. Ma non possiamo escludere che iĀ ātranquilliā si comporterebbero allo stesso modo guidando lāauto di unāaltra persona.
Psicologia della riabilitazione nella cura del dolore cronico
Ogni paziente ha dei valori, una storia, uno scopo e degli obiettivi differenti nella vita. Ognuno darĆ un senso differente al proprio dolore e vedrĆ in modo diverso le opportunitĆ proposte per curarsi.
Da parte sua il terapista ha bisogno di trovare il canale giusto e il modo adeguato di interagire con il proprio paziente per poterĀ spiegare il dolore,Ā proporre l’intervento terapeutico che porti al risultato terapeutico attesoĀ e prolungare i benefici ottenuti agendo su fattori di rischio, abitudini e stile di vita.
In questo ambito dolore cronico psicologia e riabilitazione condividono strategie eĀ tappe fondamentali all’interno di una direzione comune: il benessere del paziente.
Professionalmente applico alcuni efficaci concetti della psicologia cognitivo-comportamentale in un clima disteso eĀ divertente.Ā
Il fisioterepista non ĆØ uno psicologo. Il suo intervento si limita a promuovere l’apprendimento di strategie salutari e sostenere piccoli cambiamenti nello stile di vita di una persona. I limiti del suo lavoro vengono delineati dai tratti della personalitĆ di ogni paziente.
Il vissuto personale in relazione al dolore ĆØ la chiave del rapporto tra paziente e terapista.
Dolore cronico e metafore
La ricerca mostra come le persone siano naturalmente attratte dal conoscere la diagnosi e la spiegazione dei loro problemi. Questo chiarisce una volta in piĆ¹ il crescente numero di consulenze ed esami in presenza di dolore.
I pazienti si aspettano di poter parlare di problemi personali con il proprioĀ fisioterapista. Infatti, durante le mie seduteĀ dedico ampio spazio allāascolto e a piacevoli chiacchierate perchĆ© le ritengo parti fondamentali della terapia.
Per una personaĀ diventa quindi fondamentale ricevere spiegazioni comprensibili al fine di capire il funzionamento del dolore ed evocare una risposta positiva.
Informazioni date con un linguaggio semplice e comprensibile aiutano il dialogo tra terapista e paziente. Accade troppo spesso che medici e operatori sanitari parlino con un linguaggio incomprensibile. Molti miei pazienti arrivano alle sedute di osteopatia o fisioterapia dopo svariate visite specialistiche senza aver neppure compreso lāorigine dei propri dolori.
Personalmente amo lāutilizzo delle metafore per spiegare meglio il dolore alle persone che soffrono. E lo consiglio a tutti iĀ terapisti. ApprofondirĆ² presto l’argomento in un prossimoĀ articolo scritto con un collega.
Mindset positivo: l’importanza della comprensione
La comprensione di base del dolore influenza positivamente la percezione e lāatteggiamento nei confronti della terapia.
In altre parole capire che non esiste legame tra lesioni, sintomi fisici e limitazioni attivitĆ modifica il risultato finale di una terapia. Suri nel 2018 dimostra ad esempio come con semplici spiegazioni si possa ridurre sensibilmente il mal di schiena di soggetti costretti a stare seduti perĀ oltre 6 ore, anche se particolarmente stressati o depressi.
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Atteggiamento pro-attivo
Le persone che soffrono di dolori cronici devono comprendere come il proprio ruolo attivo sia strategico nell’ottenimento del risultato terapeutico.
Questo atteggiamentoĀ riduce il numero delle riacutizzazioni e migliora i risultati terapeutici nel trattamento di mal di schiena o mal di collo ricorrente e persistente.
Per contro, un atteggiamento passivo, come dimostrato da Chen, riduce lāefficacia finale del trattamento.
Per esemplificare cosa intendo per atteggiamento passivo posso ricordare i miei pazienti che entrano in studio dicendomi: -devi mettermi a posto- oppure -non ho fatto gli esercizi perchƩ non avevo tempo-.
Stimolare i punti di forza, attivitĆ piacevoli e i lati positivi
Indipendentemente dal tipo di spiegazione fornita, una persona che soffre deve avere lāopportunitĆ di vivere meglio i propri sintomi attraverso unāesperienza positiva. Dāaltronde il dolore ĆØ unāesperienza come altre ed ĆØ impossibile vivere senza trovarsi in situazioni spiacevoli.
Una simpatica analogia ĆØ quella del bicchiere e della bottiglia di vino. Una persona puĆ² essere felice di avere il bicchiere pieno, unāaltra puĆ² essere triste perchĆ© ĆØ lāultimo. E se la bottiglia sul tavolo fosse piena?Una potrebbe reggere lāalcool e lāaltra no.
Insomma, ognuno ha i propri tempi e le proprie capacitĆ di sopportare il dolore. CosƬ come lāalcool š
Al di lĆ di ciĆ² ĆØ fondamentale puntare sulle cose positive con chi vive momenti di dolore e sofferenza. Nei trattamenti di psicoterapia ĆØ una metodologia di provata efficacia, eĀ io stesso ogni giorno progetto i percorsi di recupero partendo dalle attivitĆ che i miei pazienti amano o desiderano fare. ParlerĆ² meglio di resilienza e tollerabilitĆ in futuro.
Al momento bastaĀ capire che per ottenere risultati positivi ĆØ possibile coinvolgere i pazientiĀ in attivitĆ anche intense, per dar loro la possibilitĆ di considerare i propri limiti e il proprio dolore da un punto di vista differente ed estremamente variabile.
In sintesi
Il dolore non ĆØ solo una sensazione. Ć unāesperienza soggettiva e personale che coinvolge lāintero individuo. Il dolore ĆØ il termometro del benessere psico-fisico; ĆØ un evento naturale e non ĆØ solo il sintomo di un malfunzionamento fisico.
Quando il dolore si ripresenta nel tempo come accade nel dolore cronico significa qualcosa di piĆ¹.
Ć possibile curare il dolore cronico con la riabilitazione e la fisioterapia, ma i pensieri del paziente e lāatteggiamento positivo verso il cambiamento e la guarigione incidono molto sul percorso riabilitativo e sul risultato finale.
Per questo quando il paziente soffre ĆØ fondamentale che sia supportato dal fisioterapista a mantenere uno stato dāanimo positivoĀ concentrandosiĀ sulle cose positive per risollevarsi da quelle negative.
PuĆ² esserti utile conoscere il mio parere
o avere la mia supervisione?
Riferimenti bibliografici
The common-sense Model of Self-Regulation (CSM): a dynamic framework for understanding ilness self-management.
Leventhal H,Ā Philips LA, Burns E
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The common-sense Model of Self-Regulation of health and ilness: how can we use it for understand and respond to our patients’ needs?
Making Sense of Low Back Pain and Pain-Related Fear
Do Physical Activities Trigger Flare-ups During an Acute Low Back Pain Episode?: A Longitudinal Case-Crossover Feasibility Study.
Suri P,Ā Rainville J,Ā de Schepper E,Ā Martha J,Ā Hartigan C,Ā Hunter DJ.
Spine (Phila Pa 1976).Ā 2018 Mar 15;43(6):427-433. doi:Ā 10.1097/BRS.0000000000002326.
Towards a science and practice of resilience in the face of pain.
Ultima modifica 06/02/2019
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